Romice crespo (Rumex crispus)

Il Romice crespo, appartiene alla famiglia delle poligonacee, questa pianta originaria dellEuropa e dell’Asia, dove cresce spontanea; una pianta erbacea perenne, le foglie sono basali, riunite in una specie di rosetta, sono lanceolate e arrotondate, hanno il picciolo non molto lungo, la base
lungamente ristretta a cuneo e in parte decorrente lungo il picciolo, l’apice acuto, il margine crespo ed ondulato. Le foglie inserite sul fusto sono più piccole, e hanno il picciolo ridotto. I fiori sono ermafroditi, inseriti in numerosi racemi che nel loro insieme formano una pannocchia; l’impollinazione avviene tramite il vento, e fiorisce da febbraio a luglio a seconda della latitudine.
E comune nei prati umidi, lungo le strade, nei campi incolti e coltivati, dal mare fino a 1500 di altitudine. Altezza media di 50- 60 cm, ma può raggiungere anche un metro di altezza. Questa pianta ha proprietà: depurativa, antinfiammatoria, astringente intestinale, colagogo, amaro – toniche, omeopatica, eupeptiche ( migliora la digestione ), cicatrizzante, antianemiche, antiscorbutica,
impiastro e lassative.

 Inoltre, ricca di vitamine, in particolare la vitamina C e Sali minerali, in particolare il calcio. Allo stesso genere ( Rumex ) appartengono altre piante molto simili al Romice crespo ( Rumex crispus ), le più conosciute sono:

  • Acetosa maggiore..( Rumex acetosa )
  • Acetosa minore..( Rumex scutatus )
  • Erba pazienza ( Rumex acetosella ).

Tutte le piante di questa famiglia, in natura sono comunemente utilizzate sia dai cardellini, che da altri fringillidi. In allevamento possiamo utilizzare tale pianta dando ai nostri uccelli i fusti ricchi di semi immaturi o allo stato lattiginoso.

Con le radici estratta dal terreno in autunno possiamo fare un decotto che svolge azione lassativa e diuretica. Le foglie consumate tal quale hanno un’azione digestiva e rinfrescante. Visto che in natura la romice crespo e tutte le varie piante del genere Rumex sono molto apprezzate da molti fringillidi, le possiamo utilizzare anche per i nostri uccelli in cattivit; in particolare per il nostro amato cardellino.

Raffaele Esposito

Borragine (borrago officinalis)

La Borragine appartiene alla famiglia delle borraginacee, è una pianta erbacea annuale, che cresce spontanea, nei terreni incolti, lungo le strade, a margine dei sentieri, e talvolta anche in campi coltivati; si può trovare da febbraio a tutta l’estate dal mare fino a 1800m. Questa pianta si riconosce facilmente per i graziosi fiori di colore azzurro; ha gambo e foglie ricoperti di peli biancastri e ispida che rende la pianta ruvida al tatto. Alta mediamente tra i 30 – 50 cm. La Borragine è ben nota per le sue proprietà medicinali, come: sudorifere, diuretiche, emollienti pettorali, utile per le affezioni bronchiali leggere, lieve azione antinfiammatoria, coadiuvante nella tosse, nei raffreddori, nelle influenze, aiuta ad eliminare le tossine, ed il muco bronchiale e polmonare è antidepressiva; inoltre è ricca di minerali essenziali come il calcio ed il potassio,l’acido palmitico, e gli acidi grassi essenziali, ecc. ecc. Non ho mai visto in natura cardellini ed altri uccelli nutrirsi dei semi di questa pianta; e visto che ha molte proprietà medicinali, la possiamo utilizzare per i nostri cardellini e tutti gli uccelli dei nostri allevamenti nel seguente modo: possiamo somministrare le giovani foglie, quelle più tenere tal quale, oppure tali foglie tagliate finemente possono essere mescolate ai pastoncini, rendendoli più appetiti e digeribili, oppure si possono mescolare alle frittatine. Con i fiori e con le foglie si possono ottenere degli infusi, ( circa 30 g. di fiori o di foglie per litro d’acqua) molto utili per curare le affezioni respiratorie; e dato che la pianta fiorisce in continuazione per tutta l’estate, possiamo reperirli quando servano. Qualcuno, utilizza questa pianta?

Raffaele Esposito

Parietaria (Parietaria officinalis)

La Parietaria una pianta erbacea perenne o annuale molto comune, originaria dell’Europa sud – orientale; appartiene alla famiglia delle Urticaceae. Il genere Parietaria ha diverse specie come: Parietaria officinalis, P. judaica, P. cretica, P. mauritanica, ecc; ma la più diffusa e quella che trova impiego in erboristeria la Parietaria ( Parietaria officinalis ). Questa pianta ha foglie di un bel colore verde caratteristico, con pagina superiore liscia, mentre quella inferiore coperta da peli adesivanti, che se strappate si attaccano con facilità alle vesti aderendovi perfettamente. Le foglie sono picciolate di forma ovali – lanceolate, acuminate con base ristretta e nervature traspiranti, con brattee allittiche alla base. La fioritura avviene verso la fine di marzo. Le infiorescenze sono sessili, e sono formate da fiore femminile centrale circondato da 4 – 5 fiori maschili e si trovano all’estremità delle foglie. I fiori sono di colore verdastro, dove da questi si formano dei piccoli acheni di forma ellittica che ognuno contiene un solo seme. La Parietaria e alta dai 30 ai 60 cm; i fusti sono rossastri, eretti o sdraiati, carnosi e pubescenti. Questa pianta si trova in vari ambienti, ma soprattutto lungo le crepe dei vecchi muri, e nelle zone incolte, ma cresce rigogliosa anche tra le siepi, specialmente nei luoghi freschi e riparati, dal mare fino ad una latitudine di 900 m.

Il nome della Parietaria deriva dal latino paries = parete, per la sua caratteristica di crescere comune ed abbondante lungo i muri. In passato era utilizzata anche per pulire e ridare lucentezza alle bottiglie, grazie all’appiccicosità delle sue foglie, che per questo motivo viene chiamata anche erba vetriola. La Parietaria una pianta facile da rinvenire e molto utile per le sue proprietà salutari che ha, come: antinfiammatorie, antiasmatiche, pettorale, anticalcoloso, lenitive, analgesici, cicatrizzanti, diuretica e depurative. Inoltre, le sue sommità contengano, nitrato di potassio, flavonoidi, zolfo, tannini, mucillagine, acido colico e glicemico. Le giovani e tenere foglie sono commestibili e si consumano come qualsiasi verdura, ed in allevamento possiamo utilizzare questa pianta per fare dei decotti o infusi, oppure le giovani foglie finemente tritate, le possiamo mescolare ai pastoncini, circa il 10 – 15 %, rendendoli pi appetiti, e per chi usa la frittatina può aggiungere le foglioline al preparato. Io do le foglie tal quale.

Raffaele Esposito

Il Centocchio (stellaria media)

Il centocchio è un erba infestante, appartiene alla famiglia delle carioffillacee, è una pianta annua o biennale. Ha lunghi fusti striscianti, spesso molto ramificati, che possono essere lunghi fino a 30 – 40 centimetri, e con le sue ramificazioni può coprire fittamente il terreno. Le foglie sono sessili, ovali, e opposte di colore verde. I piccoli fiori bianchi, hanno cinque petali, che si chiudono quando sta per piovere e durante la notte, per riaprirsi la mattina. I capolini sono delle capsule globose, con numerosi piccoli semi di colore bruno. Questa pianta, fiorisce quasi tutto l’anno, ma specialmente nel periodo invernale quando i terreni sono abbastanza umidi, e ricchi di acqua e tendenzialmente alcalini. In Italia è pianta comunissima, diffusa ovunque, campi incolti e coltivati, negli orti,
nei giardini, in zone urbane, nei parchi e nei giardini delle città , dal mare fino a 1600
metri di altitudine.

Il centocchio, ha molte proprietà come:

  • rinfrescante,
  • espettorante,
  • astringente,
  • diuretica,
  • lassativa,
  • erba lenitiva,
  • cicatrizzante.

è ricco di tutte le vitamine del gruppo B, ed di ferro, calcio, manganese, sodio, selenio, potassio, magnesio, ecc, ecc.
Suggerito per asma e bronchite in quanto riduce la densità  del muco nei polmoni, come coadiuvante nella lotta all’obesità , aumenta la diuresi, buon integratore di vitamina C.

Il centocchio, lo possiamo anche coltivare, sia in giardino che in vaso, quasi tutto l’anno specialmente nel periodo autunno – inverno e primavera, meno o quasi impossibile in quello estivo, l’importante non esporre le giovani piantine ai raggi solari diretti, ma è bene porla in un luogo semi-ombreggiante.

Le annaffiature vanno fatte molto spesso, in modo da tenere il terreno sempre umido.

Curiosità: si riproduce quasi esclusivamente per seme anche se, in terreni sufficientemente umidi, i fusti possono emettere radici avventizie. Ogni individuo può produrre mediamente 10.000 semi che rimangono vitali nel terreno fino ad 80 anni.

Per chi ha la possibilità di andare per i campi, alla ricerca del centocchio, l’unico consiglio che vi do È quello di raccoglierlo lontano dalle strade, e da zone inquinate. Una volta raccolto, per evitare un rapido appassimento delle infiorescenze, conviene mettere i gambi in un contenitore con acqua, in questo modo la pianta si mantiene per diversi giorni, così può essere prelevata giornalmente. Il centocchio, con il suo alto potere nutritivo ed energetico, stimola la forma amorosa dei riproduttori, in particolare stimola la femmina all’imbecco della prole, che avranno sicuramente un gozzo sempre bello pieno, provare per credere.

Raffaele Esposito

Centocchio: il buono, il cattivo e…

Abbiamo parlato molto del centocchio (Stellaria media), ma meno di altre piante, molto simile al vero centocchio, dove alcune di queste sono tossiche.

Tra le varie piante spontanee che possono essere confuse con il vero centocchio, il più pericoloso il centocchio dei campi (Anagallis arvensis) che tossico sia per l’uomo che per gli uccelli.

Il centocchio dei campi (Anagallis arvensis) appartiene alla famiglia delle Primulaceae; una pianta erbacea annuale, ha foglie ovate, appuntite, sessili e normalmente opposte di colore verde cupo, alta dai 7 ai 25 cm, i fiori sono di colore rosso, ma ci sono variet con fiori rosa, o azzurro o viola. Come potete ben vedere dalle foto allegate la differenza fra il centocchio (Stellaria media) e il centocchio dei campi (Anagallis arvensis) sono: il colore dei fiori che nel vero centocchio sono bianchi, mentre nel centocchio dei campi sono di vario tipo, rosso, azzurro, viola, ecc. Un’altra differenza sono le capsule contenenti i semini che nel vero centocchio sono a forma ovale, mentre il centocchio dei campi ha capsule sferiche. (vedi foto).

Molto spesso insieme al centocchio (Stellaria media) cresce la Veronica comune o maggiore (Veronica chamaedrys) che ha i fiorellini azzurro cubo, che cadano al minimo contatto. Questa pianta ha molte proprietà, usata anche per uso umano, ma non ho mai visto i cardellini in natura cibarsi di questa pianta. A pena possibile far qualche ricerca su questa pianta per vedere se la possiamo utilizzare per i nostri uccelli. L’unico consiglio che vi do, prima di raccogliere il vero centocchio state attenti al centocchio dei campi (Anagallis arvensis ) a pena descritto, perchè tossico.

Raffaele Esposito

Cardo asinino (Cirsium vulgare)

Il Cardo asinino (Cirsium vulgare) è una pianta a ciclo biennale, appartiene alla famiglia delle composite; alta dai settanta – ottanta centimetri al metro  mezzo, ma può raggiungere e superare anche i due metri di altezza; ha un fusto eretto, con grosso midollo centrale, spesso molto ramificato coperto completamente da aculei di 3 mm. Le foglie sono rade, decorrenti lungo il fusto, di colore verde sopra, biancastre e tomentose sotto, profondamente incise, pi o meno triangolari -lanceolate, a lobi ineguali, con una spina giallastra. Il capolino un involucro ovoide, lungo 3-5 cm. con brattee terminanti con spina a punta triangolare, i fiori sono ermafroditi di colore  rosso porpora. I semi sono lunghi circa 3-4 mm., con pappo bianco setoloso.

Questa pianta si può trovare a partire dal mese di giugno alla fine di ottobre.

È presente in tutta Italia, comprese le isole; si può trovare nei terreni incolti, lungo le strade e nei fossati, dalla pianura alla montagna fino a 1800 metri di altitudine.

Questo cardo ha diverse sottospecie molto simili tra di loro e difficile distinguerle per le loro piccole differenze.

Le più comuni sono:

  • il Cirsium lanceolatum con foglie a pagina inferiore poco ragnatelose più o meno glabra e con frutto lungo 4 mm
  • il Cirsium sylvaticumcon foglie a pagina inferiori bianco-ragnatelosa, tormentosa con frutto lungo 3mm.

Il Cardo asinino e una pianta per niente utilizzata come pianta officinale. Su questa pianta pochi studi scientifici sono stati effettuati per scoprire le varie proprietà, ma sicuramente ricco di tante virt officinali. I cardellini in natura specialmente nel periodo settembre – ottobre in alcune zone si nutrono quasi esclusivamente dei semi di questo cardo, anche per diversi mesi. I cardellini
nutrendosi dei semi di questa pianta trovano in essa tutte le sostanze necessarie (vitamine, minerali, ecc. ) al loro mantenimento e alla loro sopravvivenza in natura. Da quello che sono riuscito a trovare il cardo asinino e ricco di vitamina A, C, E e quelle del gruppo B, inoltre contiene molti sali minerali ed ha attività: depurative, toniche e diuretiche; e sicuramente contiene tantissime altre proprietà sconosciute che sicuramente i cardellini conoscono molto bene. Il Cardo asinino lo possiamo dare ai nostri cardellini tal quale ed in abbondanza, ma essendo una pianta molto spinosa, vi consiglio di usare dei guanti robusti, in modo da non pungersi quando si tagliamo le infiorescenze. Provate a dare questo cardo e vedrete i vostri cardellini che andranno immediatamente a nutrirsi dei nutrienti semi. Per terminare, con la somministrazione di erbe spontanee o coltivate di cui si nutre il cardellino in natura favorir soggetti più sani e pi in forma per la prossima stagione riproduttiva e sicuramente ci daranno tantissime soddisfazioni.

Raffaele Esposito

L’allevamento del Diamante Codalunga – acuticauda hecky (becco rosso) e l’acuticauda acuticauda(becco giallo)

Molto spesso ci si chiede:

Ma il codalunga è difficile da allevare?

La risposta é no!

Si alleva l’acuticauda hecky (becco rosso) e l’acuticauda acuticauda(becco giallo). 

È un uccello passeriforme australiano dal carattere allegro e vivace e non ha particolari esigenze di allevamento.

 Necessita di alcuni accorgimenti:

  • Come misto semi preferisce una dieta variegata che comprende, scagliola, panico rosso e giallo, miglio giapponese e perilla (come tutti i misti esotici che si trovano in commercio).
  • I Codalunga preferiscono un pastone semi secco e quindi va bene miscelare al 50% un misto secco e morbido anche se ognuno prepara il pastoncino secondo “la propria ricetta .
  • Adorano i gusci d’uovo utili anche per l’apporto di calcio.

Essendo una specie molto vorace bisogna prestare molta attenzione in particolar modo durante il periodo di riposo a non farli ingrassare troppo altrimenti tenderanno a poggiare  sulle zampe, il che gli farà perdere la loro tipica vivacità e portamento per un atteggiamento più assonnato;

Adorano gli spazi ampi quindi consiglio d’estate di tenerli in voliera.

Con molto piacere fanno bagnetti frequenti.

La riproduzione non ha un periodo ben definito , quindi ognuno può gestirla secondo i propri bisogni come in tutte le specie di esotici  ma bisogna ricordare che vanno integrate le proteine senza eccedere!!!.

Prediligono il tipico nido a cassetta ma si adattano bene anche ad altri modelli, da evitare il nido di paglia(modello “poco” pratico per diversi motivi).

Per quanto concerne il materiale per l’imbottitura del nido, apprezzano la juta,la fibra di cocco, etc.

Sono molto restii ad allevare in purezza ma con una buona dose di pazienza e disturbando il meno possibile si ottengono buoni risultati;

Se si decide per l’allevamento con le balìe bisogna considerare che sono molto prolifici quindi per ogni coppia di Codalunga servono almeno 4 coppie di balìe ( di solito Passeri del Giappone).

Possono essere allevati anche in nidiate miste, da evitare nel caso decideste di selezionare la mutazione INO talvolta le balìe li abbandonano;

Il tempo di incubazione va dai 14 ai 16 giorni, alla schiusa si presentano con un leggero piumino, involano verso il ventesimo giorno di vita e sono indipendenti già dai 50 giorni.

Tuttavia bisogna tenere presente che i novelli  dì codalunga sono svogliati e soffrono molto l’allontanamento dai genitori quindi è buona cosa servirgli il “pasto” sul cosiddetto “Vassoio d’argento”, provate a mettete nella gabbia ospitante vaschette con semi e pastoncino(ne sono ghiotti) spighe di panico giallo e rosso(se disponibili).

I maschi dì codalunga sono molto territoriali quindi non mettete mai novelli con maschi adulti perché potrebbero spennarli e per lo stress portarli fino al decesso.

La muta non ha tempi  lunghi varia  in virtù delle condizioni esterne in linea di massima va  dai 2 ai 4 mesi circa.

Il codalunga fa una muta di sostituzione graduale del piumaggio quindi non lo vedrete spennato ma, un segno evidente lo si nota  sulla testa perché presenta un piumaggio più diradato.

Purtroppo non ha un dimorfismo sessuale evidente quindi il sessaggio molecolare resta l’unico sistema certo. Il maschio si distingue per il suo canto melodico.

Fatta questa premessa sull’allevamento  in genere del codalunga dedichiamoci alle mutazioni:

Le mutazioni riconosciute sono 

  • Ino mutazione a trasmissione sesso legata 
  • Bruno mutazione a trasmissione sesso legata 
  • Topazio mutazione a trasmissione libera 
  • Feo mutazione a trasmissione libera 
  • Grigio mutazione a trasmissione libera 

Alcune di queste mutazioni sono state combinate tra loro con successo in particolare 

La grigio topazio e la Bruno grigio queste combinazioni hanno dato una grande innovazione nell’allevamento del codalunga.

In Italia esiste un club federato che segue l’evoluzione e gli allevatori del diamante codalunga il CLUB DIAMANTE CODALUNGA &phoephila.

Quindi cosa c’è più da dire? In bocca a lupo!

Antonio Venturoli